Leoniside Ansaloni

DAL 1950 AL 1956 HO LAVORATO PRESSO IL CASEIFICIO DI UNA COOPERATIVA DI ALLEVATORI A BASTIGLIA ( IN PROVINCIA DI MODENA) INSIEME A MIO MARITO, BORGHI GIANLUIGI, LUI ERA IL CASARO.

IO MI OCCUPAVO DI RITIRARE IL LATTE CHE GLI ALLEVATORI PORTAVANO AL CASEIFICIO E DELLA PRODUZIONE DEL BURRO.

PER FARE IL BURRO VERSAVO IL LATTE FRESCO DENTRO DELLE VASCHE DOVE DOVEVA RIPOSARE, DOPO RACCOGLIEVO LA “PANNA” CHE SI FORMAVA IN SUPERFICIE E LA METTEVO DENTRO ALLA “ZANGOLA” CHE ERA UNA BOTTE  DI LEGNO CON UNA SERRATURA ERMETICA, AGGIUNGEVO ACQUA FREDDA E ACCENDEVO IL MOTORE ELETTRICO COLLEGATO TRAMITE UNA CINGHIA ALLA ZANGOLA, QUESTA INIZIAVA A GIRARE FINO A QUANDO IL BURRO NON ERA PRONTO. UNA VOLTA PRONTO LO VERSAVO IN UN MASTELLO DI LEGNO E LO PORTAVO IN UNA STANZA FRESCA A RIPOSARE DI NUOVO.

DOPO QUALCHE ORA DI RIPOSO PRENDEVO IL BURRO UN PO’ PER VOLTA, LO BATTEVO SUL TAVOLO PER FARE USCIRE L’ACQUA E LO TAGLIAVO IN PEZZI DI DIVERSO PESO. I PANETTI INCARTATI LI METTEVO INSIEME AI PEZZI DI GHIACCIO CHE ANDAVAMO A PRENDERE ALLA FABBRICA DEL GHIACCIO FINO ALLA VENDITA.

Matilde Boccia