Signora Malverti
Nata nel ---
Professione contadina e casalinga
Luogo Lavoro agricolo e domestico Reggio Emilia
Ho intervistato un mio vicino di casa di nome Malverti Luciano, di anni 82 e all’epoca viveva a Reggio Emilia.
1) Che tipo di lavoro facevano le donne della tua famiglia prima della seconda guerra mondiale e durante la guerra?
Noi abitavamo a Reggio Emilia e mia madre, prima della seconda guerra mondiale, faceva due lavori: si occupava della casa (faccende domestiche e crescere i figli) e dopo si recava nei campi da coltivare per portare a casa qualche soldo. Invece, durante la seconda guerra mondiale, andò a lavorare, come turnista, dentro un’industria tessile e d’abbigliamento nel reggiano.
2) Dopo la guerra hanno continuato a lavorare?
Finita la guerra non ha più lavorato, perché al suo posto vennero assunte ragazze più specializzate in quel settore. Ora quell’industria non esiste più e al suo posto c’è una carrozzeria.
3) Con lo stesso lavoro o hanno cambiato?
Tornò a occuparsi, a tempo pieno, delle faccende domestiche.
4) Se lavoravano come è cambiata l’organizzazione della famiglia e i rapporti tra i famigliari?
I rapporti tra i famigliari sono rimasti sempre ottimi. L’organizzazione della famiglia era regolata in base ai lavori che la mamma doveva fare. Bisognava organizzarsi in modo da non appesantire con altre faccende, il ritorno a casa della mamma.
5) Parlami di un tuo ricordo significativo dell’epoca.
Un episodio significativo che mi raccontò mia madre, avvenuto in pieno conflitto mondiale è quando i tedeschi setacciavano casa per casa, armati di mitra, per cercare gli uomini. Questo fatto riaffiora alla memoria di mia madre, che si trovava per caso nella cucina dell’abitazione dei miei nonni. Attraverso la finestra, vide passare un soldato tedesco armato di mitra, il quale iniziò a urlare alla mia nonna, che si trovava a lavare i panni in un’aia davanti a casa. Sentito uomini, dove essere uomini? - ripeté quel soldato urlando e puntando il mitra contro la nonna. Mentre stava succedendo questo, la madre di mia nonna cercava di trattenerlo, sapendo che in casa c’erano altri famigliari uomini.
Ecco un inglese! Ecco un inglese!
Queste frasi, ripetute più volte con paura, misero in guardia gli uomini, che si nascondevano in un rifugio particolare: un armadio che nascondeva una stanza, la quale esternamente non figurava, non essendoci una finestra. Così si salvarono, anche perché, entrando in casa, il tedesco fu attratto da diversi vasetti di frutta preparati dalla mia bisnonna. Il soldato si calmò, ricevendo in regalo due o tre di quei vasetti e se ne andò minacciando che il giorno successivo sarebbe tornato a prendere gli uomini, ma quella volta andò bene.
Ciò che successe fece sì che mia nonna fosse considerata come un’eroina e questo racconto mi è rimasto indelebile nella memoria.
Marco Persechino