Mondine
Ogni anno, per la campagna risicola che andava da fine maggio a luglio, migliaia di donne partivano verso le risaie del Vercellese e del Novarese, dove la mano d’opera locale non era sufficiente. Viaggiavano su treni bestiame perché alle mondine era vietato salire sui treni passeggeri.
TESTIMONIANZE
Nel 1951 alcune deputate in una interpellanza parlamentare fecero presente che i carri avevano capienza di «cavalli otto, uomini quaranta, ma le mondine anche in settanta» e nel 1953 un articolo della proposta di legge sul lavoro delle mondine presentata in Parlamento prevedeva esplicitamente che fosse «in ogni caso vietato il trasporto delle lavoratrici mediante vetture o veicoli non destinati originariamente al trasporto di persone».
Il lavoro stagionale delle mondine era svolto per oltre 8 ore al giorno con piedi e mani immersi nell’acqua per togliere le erbe infestanti che crescevano fra le piantine di riso; un «mestiere da donna», quindi, faticoso, insalubre e sottopagato: proprio le condizioni di sfruttamento e l’assenza di diritti sul lavoro favorirono la nascita del movimento delle “mondariso” che, nato in età giolittiana, passò alla storia per la sua leggendaria combattività sindacale e per un radicalismo che neppure le politiche paternalistiche del fascismo riuscirono a controllare.
Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo anche dalla stazione ferroviaria di Modena, operativa dal 1859 sulla linea Milano-Bologna, partivano i treni che riversavano in Piemonte e Lombardia contingenti di lavoratrici stagionali per la monda del riso. Modena, con Piacenza e Reggio Emilia, forniva il contingente di gran lunga più numeroso di risaiole che affrontavano viaggi disagiati, confortate lungo il percorso da punti di ristoro e assistenza allestiti, a partire dagli anni Trenta, nelle stazioni ferroviarie. Durante il periodo bellico le autorità fasciste cercarono di controllare la produzione del riso e di promuovere una forte attività di reclutamento cui non tutte le mondariso aderirono; per le donne in partenza da Modena, i Fasci femminili allestirono un punto di ristoro nella Casa delle mondariso di viale Monte Kosica.